Spremuta d’estate. Il succo di una stagione che, più che altro, amiamo attendere

Non sto nella pelle, non vedo l’ora che arrivi l’estate! Facciamo un sacco di cose, ci divertiamo!!! Dai che ora che arriva l’ estate organizziamo una bella cena tutti insieme!!!!! Come Giugno????? Di già??? Caspita che freddo. Ho ancora la trapunta sul letto. Ma l’estate non iniziava il 21??? Evvai!!!! Ora che è estate andiamo a mare in quel posto bello che dicevamo. Però di fine settimana, perché ancora non sono in ferie. Si, però sabato ha diluviato. E domenica non posso, ma la prossima sì. Ora tolgo la trapunta, và. Che bello, poi andiamo a quel concerto! Quando è possibile andiamo a mare insieme. Come parti? Vabbe’, quando torni. Però parto io. Vabbe’ quando torno andiamo a mare insieme. Si sarebbe bello fare questo, ma ancora lavoro. Come luglio? Vabbe’, ad Agosto poi. Ma al concerto vuoi venire? Magari non in prima fila però andiamo! Mamma ti ricordi dove ho messo la giacca verde con le maniche lunghe? Dai che ora che arrivano tutti facciamo la famosa cena. Madò, ti ricordi quando tornavamo a casa direttamente alle 8 di mattina?  Ah ma quindi le ferie le hai fatte durante la bassa stagione quest’anno? Uff, va bene sarà per la prossima estate. Oggi fa freddo, ma quando arriva l’estate facciamo un aperitivo sulla spiaggia. Anzi, anzi, passiamo la notte sulla spiaggia come i giovani. Dai, ci saranno altri concerti prima che finisca l’estate. Tesoro, la trapunta la lasciamo sul letto e poi la tiriamo via all’ occorrenza, che dici? Come Agosto? Ah, ma anche tu hai finito già le ferie? Eh, purtroppo con la crisi…  Io sono in ferie, che facciamo??? Oddio, ferie, più o meno. Tu no? Dai che una di queste domeniche d’estate ceniamo tutti insieme. Amore ti ricordi dove ho conservato il cappotto di mezza stagione? Quello grigio. Come Ferragosto? Ah, ma tu sei stato in ferie e non hai chiamato neanche. Bell’amico! Uno di meno per l’estate prossima. Ti mangerai le mani bello mio. Stupenda quest’alba sul mare. Madò, ti ricordi quando andavamo a mare mattina e pomeriggio e poi facevamo tutto un tiro fino alla notte? Dai che per salutare tutti facciamo la cena di fine estate. In quanti siamo, tre??? Vabbe’, sarà per la prossima estate. Sì, ciao per messaggio che non ci siamo potuti salutare. Sì, ciao su Facebook.Torna presto, anche se ci siamo visti poco mi mancherai. Credo. Ci vediamo a Natale oppure a Pasqua, ciao ciao. Come finita?E che dobbiamo fare, l’estate passa troppo in fretta. Ou, ma finisce sta cacchio di estate? Ah ecco. A casa mia voglio stare.

Cambio di stagione. Denuncia di un disagio sociale sottovalutato e ignorato


“Si crepa. Questo caldo mi fa uscire pazzo.” Disse
“Questo caldo ti fa rendere conto di quello che sei” gli dissi io.
“Un momento! Vuoi darmi del matto?”
“Quasi tutti lo siamo. Ma la cosa rimane segreta”
“E va bene, metti che sta fregnaccia è vera, quanta gente col cervello a posto c’è al mondo? Ce n’è qualcuno?”
“Pochi”
“E quanti”
“per ogni miliardo?”
“Dì, su”
“mah, diciamo un cinque o sei”
“cinque o sei???” disse Indian Mike “cazzo santo!”
“senti” disse Tony “ e com’è che non ci beccano?”
“ecco siccome siamo tutti pazzi, ne rimangono pochi, troppo pochi per rinchiuderci tutti e così ci lasciano andare in giro matti come ci troviamo.”

                                                Storie di ordinaria follìa: erezioni, eiaculazioni, esibizioni
Charles Bukowski



“Aprile dolce dormire” nel mio mondo, di zia di seconda età (terza era troppo), diventa “Aprile dolce svenire”. Inizia il mio periodo Twilight. Anzi no, perché nella saga, se non mi sbaglio, i vampiri erano pure vegetariani (come mandare a puttane la reputazione di una categoria stimata e temuta) e a me invece, si consiglia vino che fà buon sangue e sangue che fà buon vino (carne rossa). Ad ogni modo, è questa la mia vita da qui a sei mesi: una vita di pressione bassa. Una vita di clausura fino alle 19,00, di ricerca costante e spasmodica dell’ ombra, di liquirizie che trasbordano da tasche e borse, di discorsi a rallentatore, di cappelli della benzina bagnati in testa come li piccinni scemi a mare, di giovani maschi muscolosi che mi fanno aria con giganteschi ventagli rosa piumati (ok sto esagerando), di acqua e zucchero, acqua e zucchero a garganelle, e di nemici, tanti nemici. Come quella mia cugina che, come ogni donna classe ’70–‘80, sognava da sempre il giorno del suo matrimonio e il momento in cui sarebbe uscita vittoriosa dalla chiesa, vestita di bianco, mano nella mano con l’amore della sua vita, accolta da amici e parenti armati di riso che abbonda sulla bocca degli sciocchi, e invece… Amici, parenti e riso erano impegnati a soccorrermi in uno dei miei trionfali svenimenti. Come da protocollo gambe all’aria per far scendere il sangue alla testa e poi libretti della chiesa a mo’ di ventaglio, acqua santa che giacché ti benedice figlia mia, le opinioniste di Maria De Filippi che “l’avevo detto io che era troppo magra”, il cugino di papà che torna col pasticciotto alla crema 3.540 calorie che ti riprendi sicuro e “Dottore chiami un dottoreeee”, come nei trailer di Maccio Capatonda, che poi ti arriva sempre il nipote, quello uscito cretino della famiglia, che ha studiato per fare l’assistente dell’assistente al dentista e pretende di dire la sua. 
In tutto ciò la sposa è uscita ma, ahimè. non ha trovato nessuno ad attenderla. La folla era poco più giù, sulle scalinate ad assistermi e, corpo di mille balene! Il momento è passato. Quanto mi odia da 1 a 10 lei secondo voi?



A quanto pare(e questa è l’unica consolazione) non sono l’unica. Le vedi appostarsi all’ombra di colonne e tettoie. Accarezzare allupate vecchi frigo-bar e strofinarsi cubetti di ghiaccio sui polsi, come fossero gocce di Chanel n.5. Sono loro, donne di seconda età tutto il mondo, terrorizzate dal cambio di stagione e dalle sue nefaste implicazioni. Disponibili a una vita degna di essere chiamata tale solo dalle 19,00 o’clock in poi. Non prima grazie.


                                                                                    La vostra amichevole Zia Cin di quartiere